28 aprile, 2024

Vulnerabilità e salute: un approccio multidimensionale

https://www.secondowelfare.it/primo-welfare/sanita/vulnerabilita-e-salute-un-approccio-multidimensionale/ Health literacy, digital health literacy, healty housing La povertà sanitaria è, infatti, profondamente connessa ad altre dimensioni di vulnerabilità. Anzitutto vi è una determinante educativa. Il livello di istruzione, ma soprattutto di alfabetizzazione sanitaria (o health literacy), influenza la salute e l’accesso alle cure. L’Health Literacy, concetto complesso e in continuo aggiornamento, è stato definito dall’OMS nel 1988 come «l’insieme delle capacità cognitive e sociali che determinano la motivazione e l’abilità degli individui per accedere, comprendere e utilizzare le informazioni, sì da promuovere e mantenere un buon livello di salute». L’alfabetizzazione sanitaria implica quindi di saper leggere, decodificare ed elaborare informazioni relative alla propria salute che vanno dal comprendere un referto medico, all’orientarsi all’interno dei servizi sanitari, fino al compiere scelte consapevoli a favore del proprio benessere. Determina quindi la capacità di mettere in atto comportamenti preventivi nei confronti delle malattie, di comunicare correttamente disturbi e bisogni e di orientarsi rispetto alle cure disponibili. Chi ha bassi livelli di scolarizzazione o ha una scarsa conoscenza della lingua italiana risulta quindi molto vulnerabile. Altra dimensione – connessa alla precedente – è quella della digital health literacy, una sorta di convergenza tra digital literacy e health literacy (Honeyman et al., 2020) che riguarda sia le competenze nell’utilizzare gli strumenti digitali sia la disponibilità di strumenti digitali. In tema salute, essa si esplicita nella capacità di comprendere – e soprattutto, di “filtrare” – le informazioni disponibili su internet, che spesso confondono, disorientano e spaventano. Inoltre, riguarda la capacità di utilizzare gli strumenti digitali in ambito sanitario, ad esempio per consultare il fascicolo sanitario elettronico, prenotare esami diagnostici, accedere ai referti ecc. Infine, un terreno ancora relativamente poco esplorato è l’utilizzo di telemedicina, teleassistenza e telemonitoraggio, che richiede abilità non solo al personale medico sanitario, ma anche ai pazienti stessi, oltre a una determinata dotazione infrastrutturale e tecnologica. Se l’impiego di internet e del digitale ha un potenziale straordinario per l’accesso alle cure, può però esacerbare le ineguaglianze (van Kessel et al., 2022b), soprattutto a sfavore della popolazione povera e poco istruita, ma anche quella anziana o che vive in contesti rurali con problemi di accesso a internet e scarsa qualità della connessione. Altra dimensione è quella abitativa. La qualità dell’abitazione influisce sulla qualità della salute e può esporre a una serie di rischi, tanto che possiamo parlare di healty housing (OMS 2018). Ad esempio, abitazioni con barriere architettoniche o insicure possono aumentare l’isolamento e il rischio di caduta, soprattutto per chi ha difficoltà motorie. Abitazioni insalubri e vetuste incrementano allergie o malattie respiratorie come l’asma. L’acqua inquinata compromette l’igiene personale e il consumo di cibo. Da questo punto di vista c’è una chiara connessione con la povertà energetica: la possibilità di riscaldare adeguatamente l’abitazione in inverno, così come di raffreddarla d’estate, riduce le malattie respiratorie e cardiovascolari. Inoltre, ci sono poi da considerare gli effetti sul benessere e sulla salute mentale di un’abitazione precaria o sovraffollata. Il valore sociale, psicologico e culturale dell’abitazione va infatti oltre la casa come bene materiale, e suggerisce come essa sia luogo di controllo, autonomia, socializzazione, una base per la costruzione di sé e della propria identità (Rolfe et al 2020), al punto che si parla di “psychosocial benefits of home”. È chiaro dunque che chi versa in condizioni di povertà abitativa ed energetica ha una salute fisica e mentale più precaria. Altro nesso è quello tra salute e accesso al cibo: alimentarsi in modo consono al proprio stile di vita, all’età e alle condizioni psico-fisiche è una determinante della salute sia in ottica preventiva che terapeutica. Tuttavia, gli individui in povertà alimentare non hanno la possibilità di scegliere alimenti idonei alle proprie esigenze e per ragioni di budget sono costretti ad optare per i più economici o che saziano di più. Peraltro le forme di aiuto, come i pacchi alimentari e gli empori solidali, cercano di perseguire varietà e qualità dei prodotti, ma non sempre vi riescono. Infine la salute è fortemente connessa alla dimensione relazionale. Ad esempio per la popolazione anziana aiuta a rallentare il deterioramento cognitivo, migliora le opportunità di cura e riduce l’esposizione a fattori di rischio. Ad esempio, diversi studi evidenziano come i programmi di supporto agli anziani durante le ondate di calore, ne riducano malori https://www.secondowelfare.it/primo-welfare/sanita/vulnerabilita-e-salute-un-approccio-multidimensionale/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=salute_mentale_in_ue_rigenerazioni_di_comunita_nidi_di_famiglia_e_le_altre_storie_della_settimana&utm_term=2024-04-27

26 aprile, 2024

Il lavoro sociale nella crisi ecologica

Il benessere delle persone è determinato anche dalle condizioni ambientali del contesto in cui vivono, perciò il cambiamento climatico ha significative ripercussioni sul lavoro sociale. In Italia però faticano ad affermarsi modelli di eco-social work in grado di rendere visibili queste relazioni. Lo dimostrano due casi studio recentemente approfonditi in Toscana. Elisa Matutini, Barbara Da Roit and Maurizio Busacca I problemi presenti nell’ambiente naturale contribuiscono a definire il livello di benessere dell’uomo e hanno significative ripercussioni sul contesto sociale, contribuendo a produrre e riprodurre vecchie e nuove forme di disuguaglianza. Gli effetti della crisi ecologica si avvertono ogni anno in maniera sempre più chiara e interessano un numero crescente di individui, famiglie e comunità. https://www.secondowelfare.it/primo-welfare/il-lavoro-sociale-nella-crisi

18 aprile, 2024

Dieta Berrino

I pazienti oncologici devono tenere bassa la glicemia, ridurre le proteine della dieta e i fattori dell’infiammazione, spiega Franco Berrino, in pratica devono eliminare o ridurre fortemente gli alimenti di origine animale e lo zucchero. Possono adottare le indicazioni alimentari del progetto DIANA (DIeta e ANdrogeni) che prevedono di ridurre i cibi che fanno aumentare molto la glicemia e l’insulina (come le farine raffinate, il pane bianco, il riso bianco, lo zucchero e le bevande zuccherate) o i fattori di crescita (come latte e carni) o direttamente il testosterone (bevande alcoliche) e privilegiare i cereali non raffinati (riso integrale, orzo mondo o decorticato, miglio, grano saraceno, pane integrale a lievitazione naturale, pasta), legumi, verdure, tutti cibi che saziano molto e quindi aiutano a non ingrassare, e, come dessert, solo dolci macrobiotici senza zucchero. Il pasto tipico degli ospedali deve essere ripensato: minestrina con brodo di carne, purea di patate, prosciutto cotto e/o formaggio non sono proprio alimenti indicati a chi deve limitare lo stato infiammatorio e i fattori di crescita. Il ricovero ospedaliero potrebbe essere l’occasione per imparare a mangiare bene. Tra l’altro distribuire pasti più adatti ai malati basati su verdure, cereali, legumi non ha un costo elevato. La nuova edizione del European Code Against Cancer (ECAC), in uscita in questi mesi, riporta l’indicazione di non mangiare le carni conservate, non bere le bevande zuccherate e ridurre lo zucchero e le carni rosse. Tra l’altro adottare un’alimentazione più consapevole e rispettosa non solo è protettivo per se stessi ma ha anche un impatto positivo sul pianeta. Ci sono poi diversi studi che indicano come un regime di restrizione calorica sia il modo migliore per prolungare la vita e ridurre il rischio di malattie croniche. Un secolo di ricerche su animali di laboratorio ha dimostrato che gli animali (dai vermi ai topi, ma anche le scimmie) che hanno meno da mangiare vivono di più e si ammalano di meno. Franco Berrino epidemiologo dei tumori, ha diretto l’Unità di Epidemiologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano per oltre 23 anni. E’ autore di oltre 400 pubblicazioni su riviste internazionali. Negli ultimi decenni si è occupato specialmente delle interazioni tra dieta e cancro promuovendo studi di intervento alimentare sia su donne sane che con tumore della mammella. Negli anni il Dottor Berrino si è impegnato nel Registro Tumori Lombardia e in studi internazionali sulla sopravvivenza dei malati neoplastici e sugli effetti di alcuni fattori relativi allo stile di vita (fumo, alimentazione, attività fisica) sulle malattie oncologiche.

17 aprile, 2024

Perché il riscaldamento globale è la nuova lotta di classe

https://www.iltascabile.com/scienze/manifesto-ecosocialista/ PAUL MAGNETTE / IMMAGINE: “MARX LIKES”, 2012, COPYRIGHT LITTLE SHIVA.22.3.2024

17 aprile 2024

.... poi ci scrivo qualcosa

Agricoltura sostenibile