Una crisi dell’intelligenza Le complessità invisibili. Un enorme buco nero nella nostra mente, che ci rende invisibili le complessità del reale. Un buco nero che ci rivela al tempo stesso (e una volta di più) le debolezze del sistema di conoscenze che ci è stato inculcato. Esso ci fa tenere separato ciò che è inseparabile e ridurre a un solo elemento ciò che forma un tutto al contempo uno e molteplice; divide in compartimenti i saperi invece di connetterli; si limita a prevedere il probabile mentre emergono continuamente le complessità. È così che sono stati divisi in compartimenti il sanitario, l’economico, l’ecologico, il nazionale, il mondiale. È così che l’inatteso ha preso alla sprovvista Stati e governi. Aggiungiamo che la concezione tecno-economica predominante privilegia il calcolo come sistema di conoscenza delle realtà umane (tassi di crescita, PIL, sondaggi ecc.), mentre la sofferenza e la gioia, l’infelicità e la felicità, l’amore e l’odio sono incalcolabili. Così, non è soltanto la nostra ignoranza, ma anche la nostra conoscenza a renderci ciechi. Nel corso della crisi, le mancanze e le carenze di conoscenza e di pensiero ci confermano che abbiamo bisogno di un sistema di conoscenza e di pensiero in grado di rispondere alle sfide delle complessità e alle sfide delle incertezze. Non si può conoscere l’imprevedibile, ma se ne può prevedere l’eventualità. Non ci si deve fidare delle probabilità né dimenticare che ogni evento storico trasformatore è imprevisto."
(da "Cambiamo strada: Le 15 lezioni del Coronavirus" di Edgar Morin)
Nessun commento:
Posta un commento
grazie per interessamento