27 gennaio, 2021

Lo stallo della sanità pubblica

da Scienza in rete di Eugenio Paci: 

 https://www.scienzainrete.it/articolo/copia-incolla-del-piano-pandemico-e-crisi-della-sanità-pubblica/eugenio-paci/2021-01-21 


La vicenda del Piano Pandemico italiano ...  

                                                        ... Il metodo capro espiatorio, identificato con ampia copertura mediatica, ha come risultato quello di affidare la lettura di ogni fatto alla magistratura, che si presume possa portare alla verità con l’azione giudiziaria. La nostra storia recente dimostra, a mio parere, che non è così. Il problema è assai più profondo. La crisi del sistema di sanità pubblica in Italia esiste da anni ed è sia professionale che di governance. Non si tratta solo di risorse, di certo ridotte rispetto alle aspettative, ma soprattutto di mancanza di rinnovamento tecnico, confusione politico-istituzionale e predominio di posizioni corporative. La riforma dell'istituto Superiore di Sanità, che pure era ormai necessaria, ha creato negli scorsi anni molti contrasti, soprattutto nel settore della gestione della sorveglianza epidemiologica. Al di là dei motivi specifici degli scontri, tale riforma non ha in ogni caso costituito l’avvio di una nuova struttura complessiva di governance. Uno stop politico che si è manifestato chiaramente con le dimissioni di Ricciardi, poi divenuto durante Covid-19 un consulente del Ministro Speranza, ma in primis un battitore libero della comunicazione.

Non si è, in tanti anni, affrontata in nessun modo la questione del rapporto Stato-Regioni, che non è solo questione costituzionale legata al Titolo V, ma anche inconsistenza delle reti tecnico-professionali, uno strumento operativo e di gestione cui la struttura della Conferenza Stato-Regioni non può bastare. La mancanza di una leadership di sanità pubblica, con forte autonomia e qualificazione a livello professionale e in grado di autorevolmente interagire con la politica nella gestione della pandemia, si è pesantemente sentita nella crisi Covid-19. C’è qualcosa nella conflittualità esasperata di questi anni in Italia che sembra più il portato di una stagione politica – e mediatica - che della sostanza tecnica, scientifica e professionale che deve informare una azione di sanità pubblica.

Ormai da anni, invece di interpellare la politica e le istituzioni, ci si accanisce a trovare il singolo responsabile, senza riuscire mai a confrontarsi sui programmi e sull’organizzazione o su fatti scientifici. Si cavalcano, spesso solo mediaticamente, pregiudizi, interessi corporativi o sospetti, in maniera più o meno fondata, ma sempre con grande rumore. Invece di favorire il cambiamento, si rischia di promuovere la conservazione del potere esistente o fenomeni gattopardeschi, facce nuove per pratiche antiche, che, spero, non saranno più tollerate.

La prospettiva che i fondi a prestito europei ci aprono può permettere una ripartenza, ma se non c’è chiarezza e condivisione di cosa deve essere cambiato e di come si governa la sanità pubblica rischiamo di ritrovarci ancora in questo, ormai assai paludoso, stallo. Mi auguro le società scientifiche e i diversi interessati e protagonisti della sanità pubblica siano consapevoli dell’urgenza. I dolorosi lutti li abbiamo avuti e li avremo ancora, attenzione all’ira funesta.

20 gennaio, 2021

l’infosfera un bene comune che va garantito e curato

20.01.21 - inauguration day 

Karl Popper, filosofo liberale nel suo libro “La società aperta e i suoi nemici” (1943) afferma: 

«Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi».


per approfondire VEDI: https://www.labsus.org/2021/01/social-media-e-democrazia-linfosfera-come-bene-comune/

14 gennaio, 2021

Il problema della disuguaglianza secondo Piketty

 Le soluzioni proposte da Piketty per affrontare efficacemente il problema della disuguaglianza possono essere riassunte in tre punti principali. 

In primo luogo, è fondamentale garantire un sistema educativo giusto ed equo. 

In secondo luogo, i lavoratori devono essere responsabilizzati nella gestione delle imprese, ad esempio attraverso i sistemi di diritto di voto presenti in Germania e Svezia. 

Terzo, la trasmissione della ricchezza deve essere limitata attraverso aliquote fiscali più elevate, al fine di garantire un accesso più equo alla proprietà. 

Questi problemi devono essere affrontati collettivamente, soprattutto in Europa, al fine di limitare l'elusione fiscale. 

Per concludere, la disuguaglianza è ancora un problema serio ma, secondo Piketty, dovremmo essere ottimisti. Nonostante un'impennata negli ultimi quattro decenni, la tendenza alla disuguaglianza a lungo termine sta chiaramente diminuendo e politiche fattibili possono supportare questo processo.

 

di Gael Blanchard https://www.knowledge.unibocconi.it/notizia.php?idArt=22394


10 gennaio, 2021

Un buco nero nella nostra mente



Una crisi dell’intelligenza Le complessità invisibili. 
Un enorme buco nero nella nostra mente, che ci rende invisibili le complessità del reale. Un buco nero che ci rivela al tempo stesso (e una volta di più) le debolezze del sistema di conoscenze che ci è stato inculcato. Esso ci fa tenere separato ciò che è inseparabile e ridurre a un solo elemento ciò che forma un tutto al contempo uno e molteplice; divide in compartimenti i saperi invece di connetterli; si limita a prevedere il probabile mentre emergono continuamente le complessità. È così che sono stati divisi in compartimenti il sanitario, l’economico, l’ecologico, il nazionale, il mondiale. È così che l’inatteso ha preso alla sprovvista Stati e governi. Aggiungiamo che la concezione tecno-economica predominante privilegia il calcolo come sistema di conoscenza delle realtà umane (tassi di crescita, PIL, sondaggi ecc.), mentre la sofferenza e la gioia, l’infelicità e la felicità, l’amore e l’odio sono incalcolabili. Così, non è soltanto la nostra ignoranza, ma anche la nostra conoscenza a renderci ciechi. Nel corso della crisi, le mancanze e le carenze di conoscenza e di pensiero ci confermano che abbiamo bisogno di un sistema di conoscenza e di pensiero in grado di rispondere alle sfide delle complessità e alle sfide delle incertezze. Non si può conoscere l’imprevedibile, ma se ne può prevedere l’eventualità. Non ci si deve fidare delle probabilità né dimenticare che ogni evento storico trasformatore è imprevisto." 

 

(da "Cambiamo strada: Le 15 lezioni del Coronavirus" di Edgar Morin)

06 gennaio, 2021

L’intelligenza sociale divenne un premio aggiuntivo - Percorsi di crescita individuale e non solo

Tempo di lettura 5 min.

"... qualcuno del gruppo incominciò a costruire ripari protetti, dai quali altri potevano allontanarsi per cacciare e cercare il cibo. Quando i cacciatori e i raccoglitori tornavano, il cibo veniva condiviso tra tutti i membri del gruppo. Tale adattamento portò alla cooperazione e alla suddivisione del lavoro basata su un livello relativamente elevato di intelligenza sociale.L’intelligenza sociale divenne un premio aggiuntivo." (da "Origini profonde delle società umane" di Edward O. Wilson).

Recentemente ho letto "Origini profonde delle società umane", molto interessante, l'autore riesce in maniera chiara, buona divulgazione, a ricostruire le tappe e i meccanismi evolutivi della specie umana. Lo sviluppo ha determinato la differenziazione dei compiti, alcuni si allontanano per la caccia, altri diventano stanziali.  

Divisione dei compiti, specializzazione, condivisione e cooperazione. Vantaggio dell'intera comunità.

L'intelligenza sociale come elemento costitutivo di un sistema organizzato. Attributo sia del singolo che, in qualche misura della comunità. Una competenza diffusa in grado di produrre un vantaggio (premio aggiuntivo)

Questa storia dell'intelligenza sociale debbo dire che mi ha subito intrigato, ho pensato che potevo utilizzarla come una sorta di metafora per comprendere lo sviluppo delle organizzazioni sanitarie. Agli inizi del '900, quando sono stati introdotti per la prima volta dei criteri di qualità dell'organizzazione, per rendere possibile l'integrazione di attività diverse ma ugualmente necessarie per l'assistenza dei malati, si è evidenziata la necessità di una intelligenza sociale. 

La capacità di relazionarsi con gli altri in maniera efficiente, costruttiva e socialmente compatibile. Attraverso di essa è possibile rendere piacevole la vita degli altri, anche se un suo utilizzo scorretto può portare a conseguenze negative come l'autocompiacimento e l'altrui manipolazione (Intelligenza sociale - Wikipedia).

A questo punto mi sono chiesto dove e quando nella mia esperienza di crescita professionale mi sono misurato con questa dimensione. Cosa ho imparato e da chi? Sicuramente fa parte di quelle competenze (soft skills) non rintracciabili nei saperi disciplinari. Competenze hard e competenze soft. Competenze necessarie comunque a lavorare nella complessità. 

"La crisi dovuta agli effetti della pandemia da SARS-CoV-2 come tutte le crisi globali, ha rivelato una più profonda crisi cognitiva, la più significativa crisi del nostro tempo.  La difficoltà di concepire la complessità dei problemi ha rivelato che l'ostacolo alla formulazione stessa dei problemi non sta più solo nell’ignoranza: si annida, anche e soprattutto, nella nostra conoscenza, nel modo in cui la conoscenza è prodotta e organizzata. La specializzazione disciplinare ha certo portato numerose conoscenze, ma sono spesso incapaci di cogliere i problemi rilevanti, che sono complessi.” (Mauro Ceruti - https://oneplanetschool.wwf.it/lezioni/il-tempo-della-complessità-mauro-ceruti)

Lo sviluppo professionale evidentemente è determinato da diversi fattori. Diversi saperi si usava dire una volta. Competenze cliniche, competenze organizzative.Discipline Cliniche, discipline organizzative (4 le discipline organizzative: Padronanza Personale, Modelli mentali, Visione condivisa, Apprendimento di gruppo). 

 Alcuni saperi sono legati strettamente alla persona e alla storia individuale di ciascuno. Nel corso degli anni, per quanto attiene alla mia esperienza, con pazienza, sofferenza e, talvolta reale dolore, ho incominciato via via a conoscermi, ho sviluppato una certa confidenza con me stesso. Questo mi ha dato la possibilità di relazionarmi abbastanza realisticamente con l'altro. Non che questo abbia realmente cambiato le cose, ma in qualche modo mi ha reso più concreto e in qualche caso mi ha anche aiutato a capire gli errori fatti o le difficoltà incontrate a svolgere un compito o un ruolo, un ruolo pubblico (visibile agli altri). 

Non ho simpatia, anzi trovo francamente detestabili quelle persone che non sviluppano affatto la conoscenza di se stessi, ignorano i motivi reali dei loro comportamenti relazionali, non riconoscono limiti o difficoltà proprie. Adottano la proiezione sull'altro come unico modello di funzionamento. Questo non è certamente un positivo esempio di intelligenza sociale. Ma se questo apprendimento è così legato alla persona, ma così determinante nel contesto sociale, come consentire quell'apprendimento di gruppo capace di sviluppare una competenza diffusa in grado di produrre un vantaggio (premio aggiuntivo) per tutti? 

Voglio tornare alla narrazione della mia storia di crescita professionale, chissà che non mi aiuti a fare un po più di chiarezza.

Il mio è stato, e in parte lo è ancora, un percorso non ortodosso. Non si è sviluppato in una scuola di specializzazione (cardiologia?), o in una società scientifica di riferimento. Forse per la mia incapacità  di integrarmi in un gruppo, mi sarei sentito troppo omologato. Per questo, o forse solo per caso, mi sono trovato a frequentare ambiti professionali diversi e ho avuto la possibilità di  incontrare professionisti molto dissimili tra loro.

I cliniciVerso la fine degli anni '70, li ho incontrati all'ospedale Santo Spirito di Roma, fuori dall'università. Lì ho imparato il rigore scientifico, l'Harrison, ancora non tradotto in italiano, era consultato costantemente, e i casi venivano presentati e discussi con il primario all'interno di meeting programmati con assidua costanza. Anche la scuola di cardiologia romana è stata per me sicuramente formativa, ma di questo voglio ragionarci un'altra volta.

Ho deciso di non fare il medico ospedaliero, mi sono appassionato alla psicoanalisi seguendo, per 4 anni, i seminari di psicoterapia psicoanalitica (Giannotti - Giannakoulas) a Neuro Psichiatria Infantile di via dei Sabelli, e poi ancora i seminari di medicina psicosomatica all'ospedale S. Giacomo di Roma (Scoppola).

A metà degli anni ottanta ho cominciato a dedicarmi alla formazione permanente del personale dei servizi alla persona in ambito socio-sanitario. In quel contesto ho conosciuto gli antropologi della scuola di Perugia e poi i sociologi di Roma Sapienza

Le persone. Posso definire incontri fortunati e importanti quelli che hanno determinato una relazione, una sintonia, un legame. Un apprendimento, una crescita all'interno di un percorso collettivo.

Andrea Alesini: Direttore Generale di una ASL di Roma negli anni novanta, è stato il primo, forse l'unico a tutt'oggi a Roma, ad avere una chiara idea di Distretto. Il primo che ci ha lavorato, fino a quando ha potuto, coinvolgendo gli operatori e i cittadini. Già ragionava in termini di interconnessione e di integrazione sia all'interno dell'Azienda che all'esterno.

Alessandro Seppilli e Maria Antonia Modolo: Università di Perugia. L'educazione alla salute, la promozione della salute. Il metodo della ricerca sul campo. Lo studio della comunità. La progettazione degli interventi. Gli obiettivi.

Sergio Tonelli: la metodologia della formazione continua. L'analisi organizzativa. La progettazione per obiettivi. La valutazione. La formazione all'interno di gruppi di lavoro  

Jean Jacques Guilbert: per chi si occupa di formazione in ambito sanitario è il fondatore, un gigante, un faro. Mi ricordo che quando l'ho conosciuto,  un uomo di non grande, gentile e pacato, ma assai determinato come chi si muove in un territorio conosciuto e punta alla meta. Meta che ognuno raggiunge come sa e come vuole. Leggero come il Calvino delle Lezioni Americane.

Armando Muzi: la programmazione sanitaria punto di incontro fra disposizioni normative e conoscenze epidemiologiche. L'economia sanitaria, il management.

Gigi Attenasio: quanto appreso dall'esperienza dell'antipsichiatria deve essere adattato all'intera medicina

Gianfranco Domenighetti: l'asimmetria informativa. Comunicazione e partecipazione. Il mercato della salute. La valutazione epidemiologica. 

Stefano Pompili: è possibile fare il Direttore Sanitario Aziendale. Incredibile ma vero. Un esempio di rapporti professionali non patologici

Elio Borgonovi: leggere le organizzazioni sanitarie come aziende, senza essere aziendalisti 

Roberto Vaccani: La caramella prima di Tonelli. Come nasce l'idea di analisi organizzativa in sanità 

Piero Morosini: la valutazione. Gli strumenti di valutazione  

Stefano Beccastrini: i principi di andragogia. 

Da loro ho appreso anche come sviluppare l'intelligenza sociale? Non so rispondere, ma una cosa è certa, in questi incontri mi sono sentito riconosciuto sia come professionista che come persona. Ho sentito almeno la possibilità di individuare un mio spazio dove potermi muovere con coerenza e autonomia.  

Altri al momento non li ricordo. Ho provato a darmi tempo, per ora non mi viene in mente nessun altro. Forse la prossima volta ...  







02 gennaio, 2021

Gennaio '21. Tempo di guardare indietro per andare avanti

Prossimamente.org dal 2019 ha ricominciato a funzionare con una certa regolarità. 

Sono stati pubblicati 71 post, circa 4 al mese, uno a settimana.

I post pubblicati sono stati tutti riclassificati attraverso le etichette. Le etichette attualmente in uso sono:

#partecipazione

#competenze

#one health

#leadership

#organizzazione 

Il criterio di attribuzione dell'etichetta ai vari post esprime una scelta redazionale.

I post come al solito talvolta esprimono opinioni del blogger, talvolta riportano contenuti pubblicati in altri siti. In quest'ultimo caso è sempre citata la fonte per dare la possibilità a chi è interessato di approfondire ulteriormente gli argomenti trattati. 

W il 2021


Anno nuovo, questioni vecchie. Comunicazione del rischio, partecipazione, progettazione, ricovery fund

 Governanceinsieme dei princìpi, dei modi, delle procedure per la gestione e il governo di società, enti, istituzioni, o fenomeni complessi, dalle rilevanti ricadute sociali.

 

La pandemia da SARS-CoV-2 si è caratterizzata per una debolezza se non assenza di una vera e propria governance.

 

E’stato scritto e mostrato empiricamente che la governance del rischio per essere efficace richiede adeguate competenze e una diffusa consapevolezza e pertanto la partecipazione di cittadini è diventata un requisito per le politiche ambientali e sanitarie (Rosa, 2014)

Sia a livello nazionale che sovranazionale i soggetti non statali svolgono un ruolo di importanza crescente nella governance del sistema, in quanto direttamente investiti dalle decisioni. Di fronte a rischi, di accadimenti causati sia da eventi naturali sia da attività antropiche, e alle decisioni da prendere per governarli la sostanza e i principi fondamentali di governance si traducono nella «governance del rischio» (Renn 2008). Non fa eccezione il caso della pandemia, tutt’altro. Secondo l’International Risk Governance Council (IRGC, 2005) la governance del rischio comprende la totalità degli attori, le regole, le convenzioni, i processi e i meccanismi che riguardano il grado di rilevanza del rischio, come le informazioni vengono raccolte, analizzate e comunicate e come sono prese le decisioni gestionali.

Le tre componenti fondamentali della governance del rischio sono la valutazione, la gestione e la comunicazione del rischio. È abbastanza evidente come il caso della pandemia da SARS-CoV-2 si presenti di difficoltà estrema per l’effettuazione delle tre attività.

 

Per leggere l’intero articolo di Fabrizio Bianchi:

Scienzainrete.it:


https://www.scienzainrete.it/articolo/valutazione-di-fine-anno-pandemico-bocciati-governance/fabrizio-bianchi/2020-12-31

Agricoltura sostenibile