10 novembre, 2020

il professor Appadurai parla di COVID-19. L’intervista di Raffaele Liguori.

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Vedo delle evidenze, delle prove, per le quali quasi tutti gli stati-nazione continuano a praticare i loro negoziati sul commercio globale, sul commercio degli armamenti che è molto attivo (in particolare in Francia, Stati Uniti, Arabia Saudita, India, China), un vero grande business.

Allo stesso tempo ci sono alcuni aggiustamenti nel modo in cui lo stato-nazione ha a che fare con la globalizzazione. Perfino gli stati-nazione che sono sotto una grande pressione per chiudere i propri confini, mettere priorità sulla salute dei propri cittadini, tutti questi stati dipendono da collaborazioni e assistenza tecnica, scientifica, medica attraverso i confini.
Perfino al centro della campagna per sconfiggere il Covid ci sono processi di cooperazione e collaborazione internazionale e globale.
Quindi non penso che la globalizzazione sarà trasformata o rallentata o bloccata dal Covid-19.

Il costo maggiore è che il nostro principale modo di connetterci tra di noi è stato sospeso. Per coloro che tra di noi hanno tecnologie digitali, allora possono sopperire a questa mancanza. Ma per il 60-70% della popolazione mondiale la tecnologia digitale non è disponibile, e quindi vengono ributtati indietro nelle loro famiglie, nelle loro case, nei loro quartieri. Si tratta di costi sociali molto alti.
Questo è ciò che accade da una parte. Ma dall’altra parte, se si guarda alla Germania, ma
anche all’Italia, alla Lombardia, alla Corea, o a molti altri posti, si vede che lo stato non può fare tutto senza che le persone comuni si diano da fare, partecipino allo sforzo, ad esempio indossando le mascherine, mantenendo le distanze sociali, lavandosi le mani, evitando contatti non necessari con estranei.
Senza tutto ciò l’intero sforzo di combattere il Covid sarebbe fallito in modo disastroso, peggio di quanto successo finora.

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Di fronte a noi c’è un problema di alfabetizzazione.
Quindi, da un lato sono d’accordo che la scienza contemporanea sia stata la risorsa principale per combattere direttamente il virus come un oggetto fisico.
Questo però non significa che noi comprendiamo tutto ciò che ci viene detto, perchè non siamo istruiti abbastanza per comprendere numeri di tale complessità. Quasi nessuno lo è. Siamo ancora meno attrezzati a comprendere quando ci sono dibattiti fra due scienziati. Come potrò mai esprimere un giudizio quando entrambi quegli scienziati hanno grafici e dati di una tale enorme complessità?
Questo è un grosso problema, l’alfabetizzazione, digitale e scientifica. L’alfabetizzazione su probabilità, proiezioni, numeri. La maggior parte delle persone non ce l’ha.
Dall’altro lato c’è quanto lei indicava, cioè che c’è stata una sorte di “vuoto” dalla parte di ciò che lei ha chiamato “linguaggio sociale” e che io chiamerei in altro modo.
In un mio vecchio libro (“Il futuro come fatto culturale”) ho proposto un contrasto tra “etica della probabilità” e “etica della possibilità”.

Probabilità è la parola nella quale viviamo: numeri, rischi, incertezza, probabilità, proiezioni…si possono usare migliaia di parole, ma sono tutte dalla parte dell’etica della probabilità.
Dall’altra parte abbiamo bisogno di qualcosa di forte, dalla parte dell’etica della possibilità, che è l’etica della speranza, dell’aspirazione, desiderio, immaginazione, ispirazione.
Sono d’accordo con lei completamente nel dire che abbiamo un fallimento relativo da questa parte, cioè dalla parte del linguaggio sociale o del linguaggio delle possibilità che è stato schiacciato dal discorso della probabilità, penso al linguaggio delle scienze mediche e delle scienze correlate.
Noi abbiamo bisogno di queste scienze, ma abbiamo bisogno di un dialogo tra questa lingua e ciò che lei chiama linguaggio sociale. Altrimenti l’intero sforzo diventa unilaterale e noi diventiamo una sorta di consumatori passivi di dati numerici che non comprendiamo; dobbiamo dare la nostra vita a qualcuno che ci dica cosa fare: indossare o meno una mascherina; stare distanti 6 metri e non cinque. Dobbiamo assecondare queste situazioni e ciò non è molto positivo per vite democratiche in salute.
Quindi, sono d’accordo con lei: c’è un fallimento dal lato del linguaggio sociale.

https://www.radiopopolare.it/lantropologo-arjun-appadurai-il-covid-19-e-i-fallimenti-del-linguaggio-sociale/?fbclid=IwAR3ELOMF7-jseQSKmy3L0D58LffVbTCU_cS7K_Tqs-Jhvzdj-Ux9p5blXC0

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