14 febbraio, 2020

#medicinadigenere nel SSN

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2860_allegato.pdf

Il concetto di Medicina di Genere nasce dall’idea che le differenze tra uomini e donne in termini di salute siano legate non solo alla loro caratterizzazione biologica e alla funzione riproduttiva, ma anche a fattori ambientali, sociali, culturali e relazionali definiti dal termine “genere”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il “genere” come il risultato di criteri costruiti su parametri sociali circa il comportamento, le azioni e i ruoli attribuiti ad un sesso e come elemento portante per la promozione della salute. Le diversità nei generi si manifestano: 

  • nei comportamenti, negli stili di vita così come nel vissuto individuale e nel diverso ruolo sociale 
  • nello stato di salute, nell’incidenza di molteplici patologie, croniche o infettive, nella tossicità ambientale e farmacologica, nelle patologie lavoro correlate, salute mentale e disabilità, in tutte le fasce di età (infanzia, adolescenza, anziani) e in sottogruppi di popolazione svantaggiati 
  • nel ricorso ai servizi sanitari per prevenzione (screening e vaccinazioni), diagnosi, ricovero, medicina d’urgenza, uso di farmaci e dispositivi medici
  • nel vissuto di salute, atteggiamento nei confronti della malattia, percezione del dolore, etc. 
Pertanto, in base all’indicazione dell’OMS, si definisce Medicina di Genere lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. Infatti, molte malattie comuni a uomini e donne presentano molto spesso differente incidenza, sintomatologia e gravità. Uomini e donne possono presentare inoltre una diversa risposta alle terapie e reazioni avverse ai farmaci. Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere. 

Il concetto di Medicina di Genere nasce dall’idea che le differenze tra uomini e donne in termini di salute siano legate non solo alla loro caratterizzazione biologica e alla funzione riproduttiva, ma anche a fattori ambientali, sociali, culturali e relazionali definiti dal termine “genere”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il “genere” come il risultato di criteri costruiti su parametri sociali circa il comportamento, le azioni e i ruoli attribuiti ad un sesso e come elemento portante per la promozione della salute. Le diversità nei generi si manifestano: 

  • nei comportamenti, negli stili di vita così come nel vissuto individuale e nel diverso ruolo sociale 
  • nello stato di salute, nell’incidenza di molteplici patologie, croniche o infettive, nella tossicità ambientale e farmacologica, nelle patologie lavoro correlate, salute mentale e disabilità, in tutte le fasce di età (infanzia, adolescenza, anziani) e in sottogruppi di popolazione svantaggiati 
  • nel ricorso ai servizi sanitari per prevenzione (screening e vaccinazioni), diagnosi, ricovero, medicina d’urgenza, uso di farmaci e dispositivi medici
  • nel vissuto di salute, atteggiamento nei confronti della malattia, percezione del dolore, etc. 
Pertanto, in base all’indicazione dell’OMS, si definisce Medicina di Genere lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. Infatti, molte malattie comuni a uomini e donne presentano molto spesso differente incidenza, sintomatologia e gravità. Uomini e donne possono presentare inoltre una diversa risposta alle terapie e reazioni avverse ai farmaci. Anche l’accesso alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere. 

1 commento:

  1. Aggiungerei al post queste considerazioni anche sulla PSICOLOGIA DI GENERE liberamente tratte da una lavoro del GRUPPO SALUTE DI GENERE (ORDINE DEGLI PSICOLOGI REGIONE TOSCANA) La Psicologia della differenza di genere, da molti anni presente in diverse Università, incluse quelle italiane, presenta una vasta gamma di studi che attraversano vari settori professionali: dalla Psicologia della salute a quella del lavoro, dalla Psicologia dello sviluppo a quella della coppia, alla Psicologia sociale ecc. Questi studi hanno permesso di individuare stereotipi di genere negli stessi lavoratori. La constatazione è che il nostro Paese ha un prevalente approccio psicologico “neutro”, che sottovaluta le differenze e le problematiche psicologiche connesse. Ad esempio, nella diagnosi delle depressioni femminili non sempre viene presa in considerazione l’incidenza del maltrattamento che “costituisce dal punto di vista statistico, una causa molto frequente di depressione; le donne ne sono vittime nel corso della vita come nel periodo della gravidanza e del post parto; il maltrattamento va quindi sempre tenuto presente come possibile causa o concausa in una depressione femminile, anche di quella apparentemente sine causa” (Reale 2009). Nella valutazione dello Stress da Lavoro Correlato, non sempre è adeguatamente focalizzata l’attenzione sulle differenze di genere, ai sensi del D.Lgs. n.81/08. Le aziende, ad esempio, pur non essendo tenute a occuparsi dello stress in famiglia, se non fanno azioni a favore del work/life balance, penalizzano in particolare le donne che nel nostro paese sono quelle che per motivi socio-culturali hanno ancora il peso maggiore del carico familiare (Chiappi 2015) e su cui grava in buona parte la mancanza di un adeguato welfare (Biancheri 2014). C’è da rilevare, peraltro, che, proprio per la sua trasversalità e complessità la Psicologia della differenza di genere difetta ancora di una sistematizzazione teorica. In particolare, secondo Bianca Gelli (2009) per i seguenti motivi:
    •l’oggetto/soggetto di studio ha la specificità di rifarsi, appunto, a una doppia dimensione: biologica (sesso) e culturale (genere);
    •la Psicologia delle differenze di genere contiene studi e ricerche provenienti da modelli concettuali diversi connotati talvolta da forti differenziazioni anche pratiche, pur se ridotte negli ultimi anni;
    •gli studi gender oriented sono necessariamente correlati con i cambiamenti socio-culturali e con le evoluzioni di movimenti, fra cui quelli femministi e quelli portati avanti dalla comunità omossessuale. Infatti con la complessità e il dinamismo delle attuali evoluzioni sociali alcuni costrutti - sesso/genere, uguaglianza/differenza, identità/identificazione, soggettività/agency - sono stati soggetti a un continuo studio da parte della comunità degli psicologi.
    Gli studi psicologici gender oriented sono ricchi di contributi che analizzano criticamente alcuni stereotipi culturali, fra cui quelli su cui si radica la visione del genere femminile con funzioni più “sottomesse”, rispetto a quelle maschili e che ha portato a ritenere nei secoli che le donne dovessero essere soggette a “tutela”, e/o al “potere-controllo” che, ancora oggi, legittima i tanti autori di violenza domestica. Nel nostro Paese è molto diffusa una concezione della femminilità centrata sulla maternità e su altre forme di caregiver. Questa visione ha inciso sul disagio di molte donne italiane, quando si sono trovate a dovere e/o voler conciliare le loro istanze di maternità con quelle di autorealizzazione nel mondo del lavoro (Bombelli, 2009) e ha pesato sulla loro salute per lo stress da sovraccarico di lavoro (Maffei 2014)

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grazie per interessamento

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