21 febbraio, 2020

a proposito di #determinanti e #fattori di salute



Un interessante articolo di Giampaolo Collecchia apparso su Medicina Internazionale 



https://www.saluteinternazionale.info/2019/04/il-modello-sindemico/



il modello sindemico

Il concetto di modello sindemico è stato introdotto negli anni 90 da un antropologo medico, M. Singer. Il termine sindemico, sottoutilizzato e (relativamente) nuovo per una concettualizzazione in realtà nota, è la crasi delle parole sinergia, epidemia, pandemia ed endemia. Inizialmente applicato per le malattie infettive, in particolare HIV/AIDS e tubercolosi, il modello è utilizzabile per l’analisi delle interazioni di malattie o condizioni patologiche di qualunque tipo: patologie croniche non trasmissibili (ad esempio diabete, cancro, ictus, malattie mentali), tossicodipendenze, malnutrizione, alterazioni del comportamento[1]. In particolare, si propone di approfondire l’interazione sinergica tra due o più malattie e le situazioni sociali in cui le condizioni patologiche si realizzano, considerando non solo la classica definizione biomedica delle tipiche condizioni di comorbilità, ma anche, con uno sguardo allargato, l’interazione tra fattori genetici, ambientali e di stile di vita. Con le parole dello stesso Singer: “Syndemics are the concentration and deleterious interaction of two or more diseases or other health conditions in a population, especially as a consequence of social inequity and the unjust exercise of power”. [2,3]
Alla base del costrutto ci sono tre criteri di base:
  1. compresenza, in una stessa popolazione, di due o più malattie o condizioni di salute;
  2. presenza di fattori contestuali e sociali in grado di creare le condizioni per il loro raggrupparsi
  3. il conseguente clustering determina una interazione negativa, sul piano biologico, sociale o comportamentale, aumentando il carico di malattia nella popolazione.
Il modello sindemico è applicabile sia a livello individuale, clinico, che di popolazione, soprattutto in comunità con sfavorevoli condizioni di vita per difficoltà economiche, disuguaglianza sociali, inadeguato accesso alle cure. Esso presenta un deciso orientamento ad evidenziare le reti di connessione tra lo stato di salute/malattia e i determinanti socioeconomici in grado di determinarne la diffusione e la progressione, evitando la frammentazione assistenziale tipica dei sistemi sanitari classici. Le implicazioni riguardano tutte le azioni volte a limitare le disuguaglianze sociali e l’esposizione a fattori ambientali nocivi, in una prospettiva generale di attenzione alla tutela ed alla promozione dei diritti umani[4].


vedi anche 

Un contributo di Paolo Boldrini. ICF / Modello sindemico
Gli anni Novanta hanno conosciuto lo sviluppo contemporaneo di due modelli di salute/malattia alternativi al comune modello biologico, e che hanno fra loro diverse analogie. È una coincidenza probabilmente dovuta ad un momento storico in cui si andavano facendo sempre più evidenti le criticità dei modelli tradizionali di malattia, ed i loro limiti nel dare risposte efficaci alla domanda di salute, in un contesto epidemiologico e sociale in profonda evoluzione. In questo senso, si possono considerare i due nuovi approcci come figli dello stesso contesto culturale, anche se la loro crescita è stata apparentemente indipendente.
Uno dei due approcci è il modello ICF, ben conosciuto nel mondo della riabilitazione, che a partire dall’inizio del secolo ha sostituito il precedente modello ICIDH nelle classificazioni dell’OMS.
L’altro è il modello cosiddetto “sindemico”, certamente meno conosciuto nel nostro settore. L’occasione per parlarne è fornita da una recente serie di articoli su questo tema, comparsi su Lancet (1-4), e dalle sue possibili interessanti implicazioni per il mondo della riabilitazione.
...
A differenza dei comuni modelli medici basati sulla comorbidità e multimorbidità, l’approccio sindemico considera gli effetti sulla salute delle interazioni fra malattie ed i fattori sociali, ambientali ed economici che favoriscono tali interazioni e aggravano le malattie.
Inizialmente adottato per le malattie trasmissibili, come l’AIDS, è stato applicato successivamente anche a patologie croniche non trasmissibili, che rappresentano una causa principale di disabilità a livello mondiale, ed è questo uno degli aspetti che possono rivestire interesse per il mondo della riabilitazione.
Alla base del concetto sistemico ci sono tre criteri di base: compresenza di due o più malattie come caratteristica del quadro patologico tipico di una determinata popolazione; l’interazione fra queste malattie sul piano biologico, sociale e psicologico; i fattori sociali su larga scala (di macro-livello) che hanno causato inizialmente il raggrupparsi ed il coesistere di tali condizioni patologiche.
Il modello sindemico si può applicare sia a livello individuale, clinico, che a livello di popolazione, e ritiene che la singola malattia non si possa isolare dalle altre condizioni sanitarie e sociali. Dal punto di vista antropologico, questo rimanda alla differenza fra “disease” (un’esperienza sul piano fisico) e “illness” (un’esperienza sociale)
Risulta spontaneo rilevare in questo modello analogie con l’approccio bio-psico-sociale che caratterizza il modello ICF, e viene da chiedersi se e come possa trovare adozione e sviluppo in ambito riabilitativo.
Il modello sindemico si pone in una prevalente visione di “public health”, con un deciso orientamento a sottolineare i determinanti socio economici nella diffusione e progressione delle malattie. Le implicazioni operative non riguardano solo le politiche strettamente sanitarie, ma anche tutte le azioni che possono limitare le disuguaglianze sociali e l’esposizione a fattori ambientali nocivi, in una prospettiva generale di attenzione alla tutela ed alla promozione dei diritti umani, e non solo riguardante il diritto alla salute.
È facile rilevare come l’attenzione ai determinanti sociali accomuni questo modello al modello ICF, in cui i fattori ambientali hanno un ruolo di assoluta evidenza.
Credo sia opportuno sollecitare la nostra comunità professionale ed il mondo della riabilitazione in generale ad approfondire la conoscenza di questo approccio e ad esplorarne le possibili implicazioni teoriche ed operative.

Paolo Boldrini

Bibliografia

  1. Editorial: Syndemics: health in context – The Lancet, 2017; 389: 881.
  2. Singer M, Bulled N, Ostrach B and Mendenhall E. – Syndemics and the biosocial conception of health. The Lancet, 2017; 389: 941-50
  3. Mendenhall E, Kohrt BA, Norris SA, Ndetei D, and Prabhakaran D. Non-communicable disease syndemics: poverty, depression, and diabetes among low income populations. The Lancet 2017; 389 951-63.
  4. Willen S, Knipper M, Abadia-Barrera CE, and Davidovitch N. Syndemic vulnerability and the right to health. The Lancet 2017; 389:964-77

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